Fabio Rocca
THEOPA
Chi è THEOPA?
Theopa è un pittore e filosofo, attento alle dinamiche della società contemporanea, che cerca di raccontare sulle sue tele a chi verrà domani.
Il tramonto dell’identità.
Nella società contemporanea, dove apparire e rivestire ruoli da protagonisti è sempre più importante, sta scomparendo l’identità, ciò che più di ogni altra cosa ci distingue.
di THEOPA

Ci sono stati tempi in cui i bambini sognavano di diventare medico, calciatore, ballerina, di guidare aerei o di vivere di musica.
Certo, direte, anche oggi.
Eppure, oggi la cosa è vissuta in maniera diversa, perché quando cinquant’anni fa un bambino sognava, si immedesimava nel campione che faceva goal alla finale mondiale, teneva la cloche stretta tra le mani e pilotava aerei immaginari o volteggiava su palcoscenici importanti.
Soprattutto, avevano voglia di esternare se stessi, gratificando le proprie aspirazioni e/o esternando quanto avevano da dire, ciò che potevano trasmettere di proprio.
I bambini del nostro tempo, invece, vivono tutto ciò solo come uno degli aspetti, una piccola parte del sogno.
Oggi, immaginano le cuffie costose da cui i campioni ascoltano musica prima delle partite, oceani di followers sui Social, le auto, la possibilità di uscire con le veline o, comunque, con personaggi famosi e ricchi.
Non arde più la passione, ma brucia la dipendenza del lusso che viene instillata in noi, come la peggiore delle droghe, ogni giorno, attraverso le pubblicità, la televisione, le mode, la dipendenza di indossare la maschera del personaggio invidiato, recitandone il ruolo.
La società di oggi bombarda le persone fin dalla tenera età, per indottrinarli, per posizionarli sulla strada che porta alla dipendenza dal lusso, dalle ricchezze.
Un esercito di drogati che avanza solo in cerca di una nuova dose, che siano le cuffie del campione, l’abito firmato dell’attore o l’auto di lusso dell’imprenditore di successo poco importa.

La cosa fondamentale è che tutti siano drogati, perché la società consumista si fonda sulla dipendenza da cose, senza la quale le persone non spenderebbero e non acquisterebbero tutta una serie di oggetti per lo più inutili o superflui e l’intero sistema crollerebbe.
Oggetti che, anche quando riflettono i luccichii del lusso, sono destinati a trasformarsi in ferraglia di scarso valore, sebbene dal perpetuo inganno del progresso vengano raccomandati, spacciati per indispensabili.

Oggi, quindi, anche persone che sembrerebbero lontane quanto a interessi sono invece in perfetta sintonia per quanto riguarda la dipendenza dal successo, inteso nel senso di accumulo di oggetti materiali.
Un accumulo che porta a buttare via vite intere nella ricerca perpetua di una condizione economica migliore, non per cercare un benessere, ma per soddisfare la dipendenza da oggetti costosi, sempre più lussuosi, e dal risultare belli e di successo per gli altri.
Bambini bombardati da questa potentissima droga perché diventino uomini e donne senza volto, senza identità, privi della capacità critica di analizzare l’idiozia della società in cui viviamo, una società che alimenta il benessere di pochi sfruttando il malessere e la povertà di tutti gli altri.
Ci sono famiglie reali che godono di disponibilità finanziarie illimitate che sono frutto di guerre, di usurpazioni di popolazioni e territori, di frodi continue e di saccheggi del sottosuolo di posti lontani che noi oggi consideriamo terzo mondo, ma che hanno garantito, e alimentano tutt’ora, la ricchezza infinita di pochi autoeletti.
La nostra società, in cui tutti si affannano per accaparrarsi i ruoli migliori tra quelli disponibili sul grande palcoscenico in cui è stata trasformata la vita, alimenta l’utopia di un benessere che può diffondersi su tutto il pianeta solo producendo, aumentando le ricchezze dei soliti noti, solo continuando a produrre cose per lo più inutili per poi acquistarle.
Ma tutto ciò è profondamente falso, perché tutti i dati degli esperti ci dicono che, nell’estate di ogni anno, i Paesi più industrializzati, quelli che dovrebbero esportare il loro modello al mondo intero, hanno già consumato tutto ciò che il Pianeta è in grado di offrire per le popolazioni.
Perciò, significa che nei restanti mesi, la Terra viene depauperata, a discapito delle generazioni future.
Sostanzialmente, noi umani siamo parassiti che stanno uccidendo il pianeta.
Tuttavia, la crisi di identità trasforma le persone in androidi, tutti in fila verso la luce, senza deviare dal percorso, poiché chi devia, chi ha spirito critico, chi non è stereotipato a imitare i modelli di successo propinati dai media, è il diverso, quello malato, la persona da evitare a ogni costo, perché il cesto di mele non marcisca, perché nessuno si renda conto della nostra condizione di parassiti.
Come può salvarsi l’umanità?
La società di oggi deve essere trasformata, cancellando le dipendenze da oggetti, dal lusso, da accumulo compulsivo e dal desiderio di ostentare opulenza.
Serve riappropriarci tutti dei vecchi valori di un tempo e della gioia e del gusto di innamorarsi delle cose, di voler intraprendere una strada per vocazione, per amore, per indole e non consultando le statistiche e le previsioni di successo.

Basta immaginare il calciatore a fianco della velina, ma quello che calcia il rigore decisivo, magari non preso in grande considerazione fino ad allora dagli sponsor; basta invidiare gli abiti costosi e le auto di lusso a chi ha incarichi ben retribuiti, ma spingere e lottare per una società in cui si comprenda che ciascuno è indispensabile per il funzionamento del mondo e che le attuali differenze di retribuzione non trovano fondamento se non in logiche settecentesche.
Perché si verifichi ciò, serve che i governi abbiano il coraggio di riappropriarsi del ruolo della morale, per affermarla nella politica, da troppo tempo presa a calci dall’Alta Finanza e dalle esigenze dei propri azionisti.
Serve riappropriarsi tutti di una propria identità, perché l’uguaglianza tra tutte le genti non deve essere riconducibile alla dipendenza del lusso e alla voglia di consumismo.
L’uguaglianza esiste nel momento in cui tutti hanno i medesimi diritti e le stesse opportunità di riuscire nella vita e di condurne una dignitosa.