Alessandro Costa – Oltre le fessure del visibile
- Fabio Rocca
- 30 lug
- Tempo di lettura: 2 min
Nel panorama della mostra "Ai confini della realtà", l’arrivo di Alessandro Costa porta con sé una riflessione intensa e silenziosa sul rapporto tra percezione, materia e memoria. Nato nel 1965 e originario della Lombardia, Costa ha scelto le Marche – e in particolare la marca fermana – come sua dimora elettiva, terra di vibrazioni profonde che si traducono in una pittura densa, evocativa, essenziale.

Il suo percorso formativo si è nutrito di esperienze variegate, dalla formazione in architettura fino ai soggiorni in Giappone, dove ha collaborato con giovani designer e artisti. Questa traiettoria fluida, nomade e multidisciplinare, ha dato forma a un pensiero artistico che si muove tra design, arte e ricerca spirituale. Costa si definisce infatti un “pensatore critico che si muove in ambienti informali attraverso l’interazione con il mondo e le sue espressioni”.
Alla soglia dei sessant’anni, l’artista sceglie di tornare alla pittura e al disegno con la forza di un’urgenza interiore mai sopita. Il suo lavoro non si limita a rappresentare: cerca piuttosto di cogliere l’invisibile, di “guardare oltre le fessure”, come lui stesso scrive. Le sue opere si nutrono di colore e materia, ma anche di silenzio e ascolto, lasciando che la pittura diventi un canale per interrogare la realtà e restituirne una visione filtrata dalla sensibilità e dalla riflessione.

In questa nuova fase, Costa si muove lungo il crinale tra consapevolezza e intuizione, alla ricerca di ciò che sfugge, di ciò che resta sotto la superficie. La sua pittura, spesso astratta, è un esercizio di attenzione e delicatezza, un tentativo di catturare ciò che si muove ai margini dell’esperienza sensibile.
Con la sua partecipazione alla mostra Ai confini della realtà, Alessandro Costa entra a far parte ufficialmente della Roccart Gallery, dove le sue opere resteranno in esposizione permanente. Il suo contributo arricchisce il dialogo collettivo della mostra, offrendo al pubblico uno sguardo lucido, poetico e vibrante su ciò che non si vede, ma si sente.

Le sue tele non chiedono di essere comprese, ma attraversate. Sono territori mentali e spirituali, in cui il colore è memoria e la forma è ricerca. Ed è proprio in questo equilibrio tra visibile e invisibile che la sua arte trova il suo spazio più autentico.
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