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Flavio Milani: Il potere surreale del gesto primordiale

  • Immagine del redattore: Fabio Rocca
    Fabio Rocca
  • 19 giu
  • Tempo di lettura: 2 min

“Surreale è la realtà che non è stata separata dal suo mistero” – scriveva René Magritte. Una frase che Chiara Pradella – curatrice e autrice del testo critico dedicato a Flavio Milani – sceglie come guida per raccontare la poetica di un artista che ha fatto del gesto pittorico un varco verso dimensioni altre, sospese tra memoria e immaginazione.

Le opere di Flavio Milani (Pordenone, 1962) ci trascinano in una dimensione onirica, fatta di forme in metamorfosi, colori che vibrano, spazi indefiniti. La pittura diventa per lui “un desiderio continuo di oltrepassare il tempo”, un bisogno primordiale di creare che nasce da dentro e si esprime in composizioni libere da costrutti e schemi.

La pittura di Milani nasce da un impulso profondo, che l’artista riconosce come gesto antico e primordiale, un’esigenza che affonda le radici nei tempi delle caverne ma che si manifesta oggi attraverso un linguaggio personale, libero, immaginifico. Il suo universo pittorico è fatto di forme fluttuanti, mondi immaginari e surreali, in cui figure indefinibili si intrecciano a richiami naturali e simbolici – gusci d’uovo, vele, sfere, petali, mongolfiere – che si rivelano e si dissolvono in un continuo movimento della materia e dello sguardo.

Il colore, spesso acrilico ma arricchito da pigmenti, ossidi, catramina e vernici, diventa alfabeto di un linguaggio ancora da decifrare, mentre la composizione si apre a spazi indefiniti, che ospitano non tanto una narrazione, quanto un’esperienza. L’opera, per Milani, è un varco: un passaggio mentale ed emotivo che invita lo spettatore a entrare in uno scenario altro, dove il tempo è sospeso e la realtà si dissolve nel mistero.

A un primo sguardo, le sue tele – spesso di grande formato e struttura quadrata – offrono armonie delicate, ma è solo osservando più a lungo che emerge una dissonanza feconda, un’energia nascosta che chiede attenzione, ascolto, apertura. Come un viaggio in mare aperto, come un pensiero in navigazione oltre l’orizzonte, l’arte di Milani ci spinge a sondare l’inafferrabile, a sfidare i nostri limiti percettivi per accogliere ciò che è ancora incerto, ancora possibile.

Con la sua partecipazione a OSMOSI, Flavio Milani porta in galleria una pittura dell’anima, che non pretende di spiegare ma di condividere: visioni, sogni, tensioni e riflessi interiori. Il suo contributo si inserisce in quella sensibilità artistica contemporanea che – nonostante le accelerazioni del nostro tempo – cerca ancora uno spazio per interrogare l’essere umano e offrirgli, attraverso l’opera, un nuovo inizio.

 
 
 

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