Il bianco ed il nero sono due estremità, identificano l’inizio e la fine, la morte e la rinascita. Questi due colori simboleggiano anche una fase di passaggio, un procedimento in continua trasformazione nella quale vi è la possibilità di esplorare noi stessi, di prendere coscienza di ciò che siamo, di quello che è accaduto e di quello che possiamo fare per ritrovarci.
Alcune situazioni conducono alla svalutazione della nostra persona, ad un angoscioso spegnimento della nostra essenza, alla frantumazione della nostra anima, e alla disperata richiesta di una nuova luce. Il nostro occhio non è sempre abituato a guadare una figura in bianco e nero; spesso la nostra mente ci induce a cercare il colore laddove non è presente, quasi come se vi fosse una mancanza da colmare, una incompletezza. La mente richiama sensi più profondi, che mettono in atto la ricerca di una consistenza, di una realtà tangibile, nella quale il punto focale diventa uno sguardo, al cui interno vengono racchiuse le nostre paure e fragilità, che rimangono celate negli occhi di una persona come una cicatrice, nella quale possiamo identificarci.
Consapevolmente la mia arte è uno studio di me stessa, del mio passato e delle mie esperienze, che mi hanno dirottato a guardarmi con occhi menzogneri, fino all’annullamento completo della mia persona. Le mie figure ricominciano a prendere forza dalla loro debolezza, dal quel mondo in bianco e nero che mi circondava, dalla perdita di una passata esistenza e dalla sua futura rinascita. L’arte diventa il mezzo con il quale posso esorcizzare una paura, in quel momento in cui le linee che si intersecano prendono le sembianze di un viso, in un gesto che identifica il continuo scontro tra la giustizia e l’offesa, tra la vergogna e la rivincita, tra il tormento e la redenzione.
FRANCESCA TIMO
Attualmente in esposizione presso la Roccart Gallery d Firenze, in occasione della nuova collettiva "MOSTRA OLISTICA"
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