LETTERIO SCOPELLITI
Sono stato per molto tempo insegnante di filosofia e storia nei licei. Ho scritto saggi filosofici, romanzi, opere teatrali, racconti e componimenti poetici pubblicati con vari editori. Da sempre sono appassionato di fotografia. Ho curato una personale, partecipato a concorsi e a varie pubblicazioni. Quest’anno ho esposto a Roma, in una collettiva presso la galleria Margutta e a giugno sarò presente alla selezione del premio Michelangelo a Firenze.
La mia passione per la fotografia nasce dalla consuetudine con le opere d’arte e con il cinema. I miei soggetti preferiti sono i paesaggi, i ritratti e l’oggettistica. Tuttavia, avendo io avuto una formazione filosofica, anche questa condiziona le scelte formali e contenutistiche.
Ultimamente mi sto cimentando anche con l’astratto e con il bianco e nero che riesce ad evidenziare particolari stati d’animo ed aggiungere qualcosa di speciale a inquadrature altrimenti non significative. Quello che cerco di cogliere è l’elemento “dionisiaco” della vita che nel campo filosofico è stato espresso al meglio da panteisti come Giordano Bruno e Friedrich Nietzsche. E i mezzi attraverso i quali questo emerge nel campo fotografico sono i colori forti e caldi, i contrasti accentuati e, nell’insieme, tutto quello che trasmette forza, passione e bellezza nello stesso tempo.
Un altro fattore che apprezzo e che spesso ricerco nello scatto fotografico è il mistero ovvero elementi che irrompono nel quotidiano e lo rendono più interessante e affascinante. E questo può essere rappresentato da un paesaggio nebbioso, da nuvole incombenti o da qualcosa di non definito. Inoltre nelle foto vado alla ricerca di forme geometriche che trasformino elementi realistici in simbolici. Anche le maschere, che offrono una visione deformata ma formalmente affascinante della realtà, sono state spesso i soggetti privilegiati dei miei scatti. Per concludere sono attratto dall’insolito e dall’accostamento di elementi diversi che possano destare meraviglia in chi guarda perché si pongono al di là dell’ordinario.
COMMENTO ALLA MOSTRA “LUX” PRESSO ROCCART GALLERY
"La mostra dal titolo “Lux” è caratterizzata, pur nella varietà delle opere, dalla luce che investe ogni lavoro ed accende i colori che presenta. Una luce calda che esalta i cromatismi e che talvolta svela le profondità della mente. Una luce che apre orizzonti sempre nuovi e che accende visioni che passano dal mistero al sarcasmo, dall’erotico al razionale, attraverso ritratti, paesaggi e cromatismi eccezionalmente preziosi. Ogni artista manifesta la sua cifra attraverso cinque opere che riescono bene ad illustrare le sue tematiche e il suo stile.
GUIDO ADAGLIO L’artista torinese presenta a questa mostra cinque sue opere accomunate da alcuni elementi: la corporeità, la passione, l’erotismo, colori accesi, insolite prospettive e ricerca del profondo. I soggetti sono quasi tutti corpi nudi di donna presentati in modo inusuale ma che sa svelare una forte carica erotica .
Nel primo quadro è ritratta una donna a braccia alzate vista da due prospettive ma quello che caratterizza l’insieme è dato dallo sfondo colorato non uniforme che sembra come la continuazione del corpo della donna stessa. Così l’azzurro, il verde e il giallo appaiono come emanare da lei stessa, quasi proiezioni della sua sensualità. L’insieme appare molto luminoso e acceso.
La seconda è un’opera dal titolo “Fire” ed è più intimista perché traduce in immagine una passione interna. Una donna, vista quasi di profilo e coperta da un abito che si apre svelando in parte il suo corpo è come posseduta da un fuoco che è rappresentato in chiave simbolica nella parte opposta del dipinto. Lo sfondo nero e le continue strisce di rosso sangue contribuiscono a rendere l’opera più forte e in parte misteriosa. Il tutto è come la rappresentazione dell’inconscio, del desiderio che infiamma e brucia nel più profondo dell’animo.
Nella terza opera il corpo femminile nudo è steso sulla battigia ed è come incorniciato tra una base rossa e da segni come di foglie traforate. La posizione del corpo è inarcata e, ancora una volta, trasmette sensualità e forza. Sembra si voglia superare il realismo per accedere a un simbolismo che scava nella mente e attinge a qualcosa di primordiale.
Nel quarto quadro, montato su un cavalletto, il corpo nudo di una donna è presentato di spalle su uno sfondo chiaro che potrebbe essere una spiaggia e prosegue in una specie di mare cielo dai colori azzurro-verdi. La donna sembra raccolta, forse dormiente ma anche così, comunica tutta la sua femminilità allo spettatore. La rappresentazione è quasi tridimensionale e si sofferma sulle forme quasi scultoree della donna.
Nell’ultima opera si ripete un soggetto analogo. Questa volta la donna è come inginocchiata ma vista sempre di schiena. Il quadro è tagliato come in due parti azzurre e rosse che fanno da sfondo. L’attenzione è ancora una volta concentrata sul corpo, sui muscoli e sulle forme. La posizione delle braccia serve a chiudere la composizione mentre i colori dello sfondo mettono più in evidenza quelli del corpo. Nonostante la prospettiva che toglie la vista diretta è come se l’artista volesse penetrare nell’intimo del soggetto che ritrae.
CHIARA PREDELLA, consulente filosofica ed artistica, presenta cinque lavori che sono come delle variazioni su temi cromatici e sono tra loro simili per stile, fattura e capacità espressive. Tutti i quadri appaiono come il risultato di una ricerca molto approfondita sui materiali da utilizzare, sulle tecniche pittoriche e sull’uso dei diversi elementi per realizzare qualcosa di veramente originale. Se nel complesso prevale un colore che può essere il rosso, il verde, l’arancione o un insieme di cromatismi, ogni elemento ha una sua peculiarità e partecipa al tutto in modo autonomo. Ognuna delle cinque opere colpisce lo spettatore per la luce intensa che la investe, per la ricchezza cromatica, per l’uso dei materiali e la forza delle pennellate. Nonostante siano quadri astratti è come se l’artista ci introducesse nel mondo della creazione, nel mondo dell’arte dove ogni piccola realtà assume bellezza e forza grazie allo sguardo di chi la produce. Attraverso strumenti anche diversi tutti e cinque i quadri trasmettono sensazioni simili e catalizzano l’attenzione per l’incanto luminoso che sanno comunicare. Come la filosofia si serve di neologismi per descrivere i nuovi mondi che esplora, qui siamo davanti a qualcosa di insolito che non ha mero valore descrittivo ma che finisce per scavare nella mente e nell’animo per attingere alla matrice di ogni bellezza.
L’artista trentina ROBERTA BINELLI presenta tre ritratti e due quadri di natura più simbolica. Tutte le opere sono accomunate dal rigore del tratto, dalla eleganza della composizione e da una ricerca di analisi psicologica.
Nella prima opera un volto, visto di profilo ci offre uno sguardo profondo e attento. Alla precisione dei tratti del volto fa da contrasto l’indefinitezza dei capelli e uno sfondo rossastro che finisce con invadere anche la pelle stessa della ragazza ritratta. Il titolo “Inferno” ci fa capire cosa ha voluto rappresentare al di là della classicità dell’immagine. L’inferno avvolge come un fuoco la mente della protagonista e percorre ogni suo pensiero.
Nel secondo quadro “Irish” il volto di una ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi fissa con intensità lo spettatore e comunica insieme forza ed inquietudine, pur nella bellezza dell’insieme. La bocca, appena socchiusa, sembra accennare a qualcosa come sussurrato. I colori del quadro sono caldi e tutta la superficie è attraversata da una intensa luce.
Nella terza opera, dal titolo “Dreaming”, il volto di una ragazza è parzialmente coperto da una maschera. Si tratta di un primo piano con occhi verdi molto espressivi, quasi un sogno ad occhi aperti. La maschera e il titolo rimandano a mondi altri nei quali la protagonista sembra immergersi con riferimenti al tema del doppio e della personalità. L’opera ha una sua indubbia eleganza, colori non accentuati e tratti sfumati dello sfondo.
Il quarto quadro. dal titolo “Volo via” è invece un paesaggio sfumato nel quale uno stormo di uccelli volteggia in aria. È come un invito a volare sopra le vicende della vita, a superare ogni difficoltà o situazione dubbia, nebbiosa, indefinita come il paesaggio descritto. È un’opera dalle linee curve non nette pervaso da una atmosfera magica.
Nell’ultima opera “Sono d’acqua” una ragazza distesa sopra una superfice liquida sembra dormire o sognare e si fa tutt’uno con la base su cui è adagiata. È in una posizione solo apparentemente passiva ma molto elegante, quasi eterea e sognante. La parte superiore ha toni di un verde acqua molto delicato. Una visione onirica che richiama alla radice dalla quale tutti veniamo, l’acqua che i primi filosofi consideravano l’archè primordiale anche perché è l’elemento prevalente della nostra composizione corporea.
Le fotografie di LETTERIO SCOPELLITI che unisce la sua matrice filosofica con l’interesse per la scrittura e le arti visive, sono caratterizzate da mistero, eleganza e forte senso cromatico. Ogni foto racconta una storia.
Nella prima “Sacre Coeur” i personaggi in primo piano sono colorati ma la vera protagonista è la cattedrale, presentata nella sua maestosa forza grazie a una prospettiva particolare, dal basso verso l’alto. Il cielo nuvoloso nella foto sembra nero come fosse un notturno e finisce con esaltare la chiesa investita da una luce forte che si poggia su tutte le sue forme. La foto, pur a colori, appare come fosse virata in bianco e nero a causa del contrasto tra soggetto e sfondo.
In “Improvvise evanescenze” è come assistere a un mistero, a una scomparsa. Il paesaggio familiare del parco delle Cascine a Firenze si carica di inquietudine in un’alba immersa nella nebbia che nasconde strade ed alberi. La foto appare volutamente nitida e sfocata insieme per sottolineare il mistero e una presenza che sembra sfuggire allo sguardo. Può esser vista come il racconto di una scomparsa ed ha un notevole impatto emotivo.
“Notturno parigino” insiste sul tema dei riflessi e del nero della notte mettendo in evidenza la bellezza del palazzo e i colori caldi che lo investono. L’insieme punta sulla eleganza e sull’atmosfera magica della città che appare quasi in sogno. Gli antichi palazzi si sdoppiano per manifestare ancora di più la loro bellezza e il loro fascino.
“Prima della tempesta” esaspera, attraverso un bianco e nero estremizzato, nuvole che incombono sui lungarni fiorentini. La scena è come sospesa, in attesa di una catastrofe imminente e il fiume riflette i palazzi, esaltandone le forme. L’insieme risulta come drammatico ma è anche elegante perché ritrae il lungarno visto in uno dei suoi migliori tratti tra Ponte Vecchio e Ponte Santa Trinita.
L’ultima foto “Terrazza Mascagni” ha come soggetto una delle più affascinanti terrazze d’Italia, e racconta un incontro tra una nave che passa e un bambino che sembra correre, su un triciclo, verso lo spettatore. Un incontro casuale ma che esalta lo sfondo a scacchiera della Terrazza esasperato dal bianco e nero della foto. Il cielo nero rende come irreale il tutto ma, nello stesso tempo, concentra tutta l’attenzione sui protagonisti. Anche qui c’è qualcosa di non detto, di misterioso ed è forse questo il messaggio che trasmette.
ALESSIA BECCALLI che ha una formazione artistica solida ed è ora interessata al mondo delle illustrazioni, nelle sue opere insiste sui temi del grottesco e del gioco. I suoi personaggi sono visti come attraverso una lente che li deforma ma, nello stesso tempo, trasmettono un’intensa forza e bellezza. I protagonisti dei suoi dipinti sono simili a maschere inquiete ma contornate da un mondo naturale affascinante e sereno rappresentato ora da fiori ora da farfalle. I piccoli quadri raccontano delle favole dove la natura si antropomorfizza. Sono opere di forte intensità emotiva e, in ciascuna di esse, è anche importante l’elemento giocoso che è alla base della passione dell’artista.
In “Mi manchi” vediamo il volto di un uomo con sguardo triste che riflette lo stato d’animo chi lo ritrae. Il ritratto è come emergere dal cielo quasi fosse una presenza ormai lontana e le tonalità scelte sono insieme intense e malinconiche.
Nel secondo quadro una ragazza con grandi occhi e occhiali enormi guarda come trasognata piccole farfalle che le volteggiano attorno. Qui il grottesco nasconde melanconia e bellezza e l’insieme somiglia a una melodia che trasmette una dolce musica.
Nel terzo “Giacomino” i protagonisti sono fiori rossi che si stagliano sul cielo e circondando una piccola figura dallo sguardo intenso ed aria smarrita. Il colore dei fiori trasmette al quadro forza e bellezza che fanno dimenticare le inquietudini del soggetto rappresentato.
Nel quarto “Tutti dormono” un volto molto strano diventa come una maschera nei fiori che lo circondano. Il verde intenso che fa da sfondo è invaso da una intensa luce che accende tutta l’opera. La natura è antropomorfizzata ed è come turbata e coinvolta nei problemi della protagonista.
Nel quinto una donna in piedi ha le braccia aperte ed appare come impaurita. Uno sciame di farfalle la investe e la ricopre insieme come fosse un suo nuovo vestito. Il quadro trasmette sicuramente inquietudine anche se il volo delle farfalle ha una sua bellezza e somiglia quasi a una musica che si staglia su uno sfondo nero.
L’ultimo, “la ragazza delle farfalle” è un ritratto parziale sempre grottesco pieno di stupore dal quale emanano farfalle variopinte come fossero la rappresentazione di pensieri evanescenti.
Infine, le geometrie di VALENTINA CESARI si presentano come luogo di armonie ed equilibrio. Tutte cercano di trasmettere emozioni attraverso l’apparente freddezza di linee e forme. L’artista utilizza sempre eleganti composizioni astratte ma ciascun quadro assume un suo carattere peculiare.
In “Sinfonia”, ad esempio, le linee disegnano quasi un pentagramma sul quale sono disposte note anche se talvolta in modo irregolare. Il quadro è attraversato da strumenti diversi che collaborano a formare una sinfonia. I colori scelti sono caldi e i contrappunti musicali diventano qui contrappunti cromatici. Alcune linee poi sembrano unire le diverse parti e il tutto rappresenta come l’armonia che può regnare dentro di noi quando siamo pervasi dalla serenità.
Più inquietante e sicuramente movimentato è il quadro accanto che ha un titolo misterioso e scava dentro l’inconscio e le passioni che lo percorrono. Nelle parti periferiche prevalgono il rosso e il nero mentre al centro l’azzurro e il giallo sembrano segni di ritrovata unità. L’apparente contrasto cromatico è lo specchio delle contraddizioni che animano la mente e che dobbiamo tuttavia risolvere nella nostra vita quotidiana.
In “Guerriero” possiamo intravedere raffigurata una figura di soldato pur attraverso forme geometriche contrapposte. Su uno sfondo rosso che ricorda forse il sangue si stagliano elementi che somigliano a un elmo o a qualcosa di militaresco. Ma il quadro sembra più simbolico e la guerra a cui allude forse è combattuta all’interno dell’io.
Nell’opera “Echi” tutto è più semplice e lineare ed elegante. Il quadro rappresenta un cerchio arancione che fa cornice contrapposto a un cerchio grigio più piccolo. All’interno si collocano variopinti rettangoli che forse, come ci suggerisce il titolo, sono echi di ricordi dentro la nostra anima. È un ‘opera rasserenante dai colori tenui, come sognante.
Nell’ultimo quadro, impreziosito da una cornice e un passe-partout, su uno sfondo dal rosso acceso si incontrano figure diverse che contrappongono linee curve e linee rette. Potremmo vedere come la silhouette di qualcuno che percorre una strada dove sicuramente farà incontri imprevisti che dovrà gestire. Tuttavia, l’opera ci comunica armonia ed è come se trovasse una sua quiete interna nonostante la molteplicità di cromatismi che presenta. "
Letterio Scopelliti
Commentaires