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Immagine del redattoreFabio Rocca

MASSIMO RAIMONDI




La sensazione che si ha è quella di qualcuno che percorre perennemente una strada in salita, ma senza fatica, senza sforzi. I suoi occhi, o meglio, le sue mani e la sua mente sono guidate da un caos calmo che incombe su tutto, anche sulla cieca volontà di non voler mai trovare l'orizzonte, il limite.

Massimo Raimondi, artista maceratese, è abituato nella vita, personale e artistica, ad andare avanti con curiosità, con ingordigia culturale, con sete di sapere, di assorbire tutto ciò che lo accompagna nel suo viaggio perenne, un viaggio introspettivo nel mondo, dove assorbe tutto, emozioni, rabbia, sentimenti. E strada facendo lascia il suo segno. Il cammino iniziato anni or sono lo ha fatto crescere e cambiare. Dai segni ai grafismi, passando per la rielaborazione di foto, fino a giungere all'esplosione di colori, schizzati sulla tela, che originano quadri popolati dalle cose di tutti i giorni, una donna al sole, un uccello, magari quello che si è posato sul terrazzo del suo studio immerso nelle campagne del tolentinate, ma anche da personaggi fantastici frutto di un diario di viaggio, della ricerca cromatica che a volte porta l'artista a togliere

perfino l'immagine.



Da sempre Massimo Raimondi è a contatto con l'arte, dalla scuola superiore in avanti qualche sosta importante l'ha fatta con maestri di grosso calibro che hanno segnato il mondo artistico e internazionale.

Raimondi nasce a Macerata il 9 aprile 1958 e la passione, già da adolescente, lo convince a iscriversi all'Istituto d'arte. Al mattino va a scuola e il resto del tempo lo trascorre alla Nuova Foglio Editrice, un'azienda specializzata in grafica d'arte. Gli incontri con Brindisi, con Annigoni e Tamburi, con Piccinini e Turcato, gli aprono una prospettiva nuova, che lo convince a lasciare gli studi e a tuffarsi completamente nel lavoro. L'incrocio fondamentale della sua vita sarà con Mussio, l'artista toscano recentemente scomparso, che lo invita a seguire, da auditore, i corsi di incisione all'Accademia di belle arti di Macerata. Una spinta propulsiva che lo catapulta definitivamente nel mondo dell'arte.

Alla Nuova Foglio lavora con Corneille, il fondatore del gruppo nordeuropeo "Cobra", con il quale produce alcune sue apprezzate pubblicazioni. Gli anni Settanta per Raimondi significano l'attività allo Studio Grafico Serico, dove, tra Reggiani e D'Orazio, Ricci e Peschi, Lattanzi e Caggiano, incontra anche uno dei padri del Futurismo pittorico italiano: Ivo Pannaggi, un maceratese come lui, con il quale firma alcune significative collaborazioni. Nello stesso periodo si concentra anche sulla pittura ed espone, tra l'altro, alla galleria di Franco Cicconi a Macerata e all'Arte Fiera di Bologna e di Basilea. Un nuovo impressionismo è il filo conduttore delle sue opere. Ma non gli basta e così decide di cambiare radicalmente stile e interessi. Alla metà degli anni Ottanta lo troviamo in Francia, tra Nizza e San Malò, dove, inquieto, gira per musei e si imbatte nell'arte primitiva, tra fascino e mistero. Il soggiorno a Parigi completa la trasformazione: da quel momento le tecniche si contaminano, fino ad arrivare alla sintesi del presente, muovendosi sul fronte tra grafica e pittura. Una visita alla casa di Massimo Raimondi è, letteralmente, un'ascesa che racconta i mutamenti. Le prime opere sono raccolte ai piani inferiori, quelli che ospitano gli esperimenti del segno, del grafismo, dell'arte concettuale. Gli oggetti quotidiani sono la prima fonte di ispirazione. Guardandoli, Raimondi va oltre, e quelli che escono sono elementi trasfigurati in forma di foto, rielaborate.



Salendo lungo le scale l'incontro con la "crisi". Opere grandi nel formato, frutto di lunghi periodi di lavoro e altrettanti di pausa, in confronto con il mondo e le tecniche.

Ecco l'esplosione del colore, dei personaggi fantastici e misteriosi, che popolano i lavori di Raimondi, una riproduzione fedele dei suoi viaggi. La ricerca cromatica che porta l'artista a togliere dalle sue opere l'immagine, separandola dal colore.

All'improvviso di nuovo il segno, semplice o complesso come nell'arte cinetica. Lavori, quelli nella sua fucina in mansarda, legati ancora dal colore e dalla storia. La sua.

Forme, colori, emozioni e sensazioni si confondono in chi guarda, mentre negli occhi di Massimo Raimondi, artista per vera vocazione e ferma caparbietà, si leggono nuove geometrie.


MASSIMO RAIMONDI IN ESPOSIZIONE PRESSO LA ROCCART GALLERY DI FIRENZE.

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